La consulenza filosofica: un servizio alla persona

I colloqui filosofici come occasione per rivisitare la propria esistenza, mettendo a fuoco  gli obiettivi, i valori, le convinzioni e le relazioni su cui si fonda. In tale frangente è possibile individuare le cause "ideologiche" di alcuni disagi e gli strumenti per rinnovare la propria quotidianità, ripensandola profondamente con nuovi e più adeguati strumenti concettuali.

La consulenza filosofica si configura come un colloquio tra due persone, colui che lo richiede, il consultante, e colui che vi si presta, il consulente. La peculiarità del colloquio è che il consulente è un esperto di filosofia. Egli dunque risponde alle domande e alle questioni poste dal consultante sulla base delle sue conoscenze della tradizione filosofica e della dimestichezza conseguita con le varie forme di approfondimento razionale dei problemi. Ma anche la persona che richiede il colloquio non è completamente a digiuno di filosofia, infatti se filosofare vuol dire usare la propria ragione ed esercitare il pensiero, ragione e pensiero non sono il privilegio di qualcuno ma un possesso di tutti. Grazie ad una familiarità con i più geniali pensatori della nostra storia e ad una conoscenza salda delle regole del corretto ragionare, il consulente si limita allora a facilitare il consultante nell’esercizio delle sue facoltà raziocinative. A quale scopo? Per vivere bene, laddove vivere bene significa da un lato affrontare nel modo migliore le difficoltà della vita, i possibili disagi, le questioni relazionali e motivazionali nella famiglia, nel lavoro e nel tempo libero, e dall’altro rendere la propria esistenza ricca di significato, piena e riuscita. A ciò conduce la virtù (areté, per i Greci), un’abitudine della retta ragione a cercare e a perseguire il bene, ad amare la giustizia per sé e per gli altri in ogni momento della propria giornata. La virtù è sana, ma non è cosa semplice e, rispetto ad essa, tutti gli uomini sono nella posizione di chi cerca e di chi lotta. La consulenza filosofica può essere un percorso comune di consulente e consultante sulla strada che, lentamente e faticosamente, conduce all’areté, un percorso che aiuta a prendere decisioni, a superare ostacoli, a conoscere se stessi e il mondo per sapere come stare al mondo e perseguire l’ambizioso obiettivo della saggezza. Ciò per sfuggire a quanto ne rappresenta l’alternativa, ossia ad una vita misera e inconsapevole, povera e indegna della grandezza e bellezza dell’essere uomini.

Puoi servirti della consulenza filosofica?

Tutti possono servirsi della consulenza filosofica. Non è necessario avere conoscenze filosofiche né aver compiuto studi particolari. La consulenza filosofica, inoltre, a differenza della psicologia, non presuppone nessuna patologia e nessun obiettivo terapeutico. Il suo fine non è di condurre dalla malattia alla salute ma di aiutare a migliorare la propria qualità della vita. Qualità della vita significa certo stare bene ed essere soddisfatti, ma anche capire e conoscere ciò per cui vale la pena vivere e come comportarsi nelle vicissitudini di cui è costituita la fitta trama dell’esistenza. La filosofia si occupa di tutto ciò e di altro ancora (cioè del mondo e delle sue dinamiche) tramite l’esercizio della più alta e nobile delle facoltà umane, il pensiero. Al pensiero tutti possono accostarsi, indipendentemente dal loro status di sani o di malati, di ricchi o di poveri, di felici o di arrabbiati, di devianti o di integrati. Tutti hanno la possibilità di porre domande, di cercare risposte e di migliorare se stessi. Nel lavoro, nella vita di relazione, nella famiglia, in tutti i momenti della propria quotidianità la filosofia cerca il senso, il motivo, un’idea guida e un bene possibile, con ricadute positive sia per il soggetto sia per chi gli sta intorno.

Quali vantaggi puoi ottenere?

La consulenza filosofica mette in moto il pensiero e il pensiero riflette sulla realtà, la realtà delle proprie idee, della propria vita, delle proprie aspirazioni e delle proprie chiusure. Riflettere, se badiamo al suo significato originario, può significare “ri-flettere” ossia “piegare di nuovo”. Ciò significa che quando noi ci troviamo in una data situazione in cui gli eventi della nostra vita hanno una data piega, se li sottoponiamo ad una ri-flessione li “pieghiamo di nuovo” in modo che possano prendere un’altra direzione. In sostanza, per modificare le nostre cose o ci affidiamo al caso e alla fortuna oppure modifichiamo anzitutto la nostra visione delle cose. Certo il processo non è garantito, l’unica garanzia che danno il pensiero e la virtù è che essi sono premio a se stessi, cioè sono cose buone in sé. Ma siccome il bene ha la peculiarità di tendere a diffondersi, di essere fecondo, al bene grande del pensiero spesso seguono molti beni apprezzabili e fruibili nell’immediata concretezza della nostra quotidianità, quella stessa quotidianità da cui in origine erano partite le domande al consulente filosofico.

Come si svolge una seduta?

Il consulente si rivolge al consultante che gli fisserà un appuntamento. Nella prima di una serie di sedute della durata standard di un’ora (salvo ovviamente diverse esigenze che saranno esaminate in comune), il consultante sottoporrà al consulente la questione che gli sta a cuore - i temi possono essere i più svariati, anzi un vero e proprio limite non c’è, dato che il metodo della discussione filosofica può essere applicato a qualsiasi tipo di argomento - e il consulente esporrà primariamente e sinteticamente quelle che sono le sue linee guida professionali, cercando successivamente un primo approccio al problema che gli viene indicato, soprattutto per ottenere un maggiore chiarimento e un primo approfondimento. Nei successivi incontri si darà inizio ad un vero e proprio dialogo filosofico, finalizzato a ragionare correttamente sulle questioni portate dal consultante anche servendosi delle riflessioni dei filosofi che con maggiore acume hanno affrontato problemi di natura simile o assimilabile. Sarà così possibile assumere un punto di vista distaccato e sereno (anche se non freddo e non scevro dai sentimenti positivi che accompagnano il nostro agire e pensare) dal quale giudicare nella maniera più adeguata possibile i fatti e le situazioni, assumendo nei loro confronti l’atteggiamento migliore.

Quanto tempo dura il rapporto tra consulente e consultante?

La sedute andranno avanti finché, a giudizio del consultante, non si sarà trovata una risposta accettabile o, in mancanza di questa, finché l’approfondimento non sarà percepito come adeguato alla natura del problema. E’ importante l’inciso che abbiamo indicato: “a giudizio del consultante”, infatti fa parte della deontologia del consulente filosofico discutere di tutto nella seduta, fatta eccezione della volontà del consultante, dopo che se ne sarà avvalso, di rinunciarvi. Le sue ragioni in questo campo sono considerate per ipotesi buone, e chi si rivolge alla consulenza deve sentirsi libero in ogni momento d’interrompere il rapporto senza subire nessuna interpretazione di tale sua volontà. Ciò perché la relazione tra consulente e consultante è assolutamente paritaria e nessun esercizio di potere è ammesso nella consulenza filosofica. Anzi, a rigore, la consulenza pone tra i propri scopi quello di permettere al consultante di raggiungere la maggiore autonomia possibile nel giudizio, nell’esercizio delle sue facoltà e nell’utilizzo dei propri talenti.

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