Dott. Antonello Sacco
Sillavengo (NO)
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antonello_sacco@libero.it
Mi sono diplomato al Liceo Classico “Carlo Alberto” di Novara e sono Dottore Magistrale in Filosofia, indirizzo Teoretico (laurea conseguita nel 2004 con pieni voti assoluti e lode presso l’Università degli Studi di Milano).
Mi sono specializzato nel 2005 in “Perizie Grafiche a base psicologica” presso l’Istituto di Indagini Psicologiche di Milano diretto da R. Marchesan (fondato nel 1947 da M.Marchesan) e sono regolarmente iscritto all’Albo dei Consulenti Tecnici del Tribunale di Novara come “Analista e comparatore delle grafie manoscritte”.
Ho frequentato la prima edizione del “Master Universitario in Consulenza Filosofica” (2005-2007) presso l’Università Ca’Foscari di Venezia ottenendo il titolo nel 2008. Caratteristiche del corso: Master biennale di II livello (specialistico), responsabile scientifico Umberto Galimberti; monte ore: 2250 ore, tirocinio di 250 ore di cui 150 effettive e 100 di preparazione; alcuni tra i docenti: Umberto Galimberti (filosofo e psicoanalista), Eugenio Borgna (psichiatra), Carlos Chada (psichiatra), Ran Lahav (consulente filosofico), Petra Von Morstein (consulente filosofico), Romano Madera (filosofo e psicologo), Neri Pollastri (consulente filosofico), Pier Aldo Rovatti (filosofo), Salvatore Natoli (filosofo), Claudio Verusio (oncologo e psicooncologo), Carlo Viganò (psichiatra). L’attività di tirocinio è stata da me effettuata presso il Dipartimento di Salute Mentale di Novara (Direttore: dott. Domenico Nano).
Pubblicazione telematica nella collana di “Libri on line” “Il Dodecaedro” su “Spazio Filosofico”, sito realizzato nel quadro delle attività scientifiche del Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, del saggio: “L’ideale filosofico di J.L.Austin. Ri-orientamenti e decisioni metodologiche”. (2005).
Un articolo relativo alla filosofia del linguaggio, titolato “I celebranti del rito” pubblicato sulla rivista telematica di filosofia “Ekpyrosis”.
Un saggio relativo alla consulenza filosofica è stato pubblicato con il titolo "Idia phronesis/Xynos logos. Il 'Il gruppo di dialogo filosoficamente orientato' per pazienti psicotici al Dipartimento di Salute Mentale di Novara" nella silloge curata da U. Galimberti, L. Perissinotto, A. Rossi, Tra il dire e il fare. Saggi e testimonianze sulla consulenza filosofica, Mimesis, Milano-Udine, 2011, pp. 25-60.
Ho insegnato Filosofia e discipline affini presso vari Istituti superiori novaresi privati e pubblici e Licei (Liceo della Comunicazione e Liceo Linguistico “G.Leopardi”, Istituto Magistrale “Tornielli Bellini” ecc.) svolgendo anche attività di Commissario di Esame di Stato (Maturità).
Sono consulente tecnico del Tribunale di Novara in qualità di grafologo.
Dal 2005 mi occupo di Consulenza e Pratiche Filosofiche. Nel 2008, nell’ambito delle attività di tirocinio pratico del Master in Consulenza Filosofica dell’Università di Venezia, ho ideato e gestito il “gruppo di dialogo filosoficamente orientato” per pazienti psichiatrici nel contesto delle attività di riabilitazione del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale di Novara.
Nel 2008 e nel 2010 sono stato invitato a svolgere attività di docenza presso l’Università di Venezia “Ca’Foscari” alla 2° e alla 3° edizione del Master universitario in Consulenza Filosofica.
Dal 2009 gestisco in qualità di Consulente Filosofico due "gruppi di dialogo filosoficamente orientato" per pazienti psichiatrici presso il Dipartimento di salute mentale dell' Ospedale di Novara.
Il 26 novembre 2010 ho condotto un workshop per medici, psichiatri e operatori sanitari su "normalità e salute" al convegno scientifico intitolato "Psichiatria e filosofia un incontro possibile", promosso dall'ASL di Torino 5.
Le note che state leggendo in questa pagina hanno l’intenzione di suggerire al lettore l’orientamento filosofico, o meglio, l’orientamento nell’ambito della consulenza filosofica di colui che le ha scritte. La filosofia, infatti, da un lato può essere definita in senso generale come “ricerca della verità”, “amore per il sapere”, “riflessione critica sul senso delle cose”. D’altro canto, la filosofia, a differenza delle discipline particolari che da essa derivano, non segue un unico metodo, né esprime un unico paradigma, né è limitata da un unico oggetto di indagine. Molte sono state le correnti filosofiche nel corso della sua storia, e molti sono gli orientamenti del pensiero contemporaneo. Si potrebbe dire che un aspetto comune a tutti risieda nel tentativo di condurre una riflessione sulle cose il più possibile disincantata, non condizionata dai pregiudizi dell’opinione comune (la doxa di cui parla Platone) e nemmeno dai presupposti teorici, pur rispettabili, di altre discipline. Anzi, molto spesso sono proprio i pregiudizi della doxa e i limiti teorici delle altre discipline ad essere messi in discussione, in modo critico e positivo, dalla filosofia e dai filosofi. Si potrebbe aggiungere che, a volte, solo i filosofi si ricordano di mettere in discussione e di pensare proprio ciò che solitamente ci si dimentica di mettere in discussione e di pensare. Il disincanto ci si presenta quindi come una caratteristica essenziale del fare filosofia. Ma la filosofia stessa ci mette in guardia: il disincanto, l’assenza di pregiudizi non sottoposti ad esame critico può essere solo un atteggiamento di principio o un ideale da raggiungere e da mantenere sullo sfondo nel corso dell’attività filosofica. Ciascun essere umano è pesantemente condizionato dalla propria storia esistenziale e sociale, dalla propria cultura, dal proprio modo di sentire ed in ultima analisi dal vasto orizzonte di significati possibili costituito dal linguaggio che usiamo e con cui pensiamo. Fare filosofia significa innanzi tutto pensare e non si può pensare senza un linguaggio. Pensare è un modo di usare il linguaggio. Va da sé che ogni nostro pensiero, ogni nostro giudizio non va ingenuamente interpretato come l’ipotetico cittadino del regno utopico e divino della “libertà assoluta”, bensì è fatalmente condizionato dal linguaggio, il quale è uno degli elementi costitutivi di ciò che noi siamo.
Quindi il disincanto è impossibile? Siamo totalmente determinati dal linguaggio e ciò che pensiamo e diciamo è, per così dire, già stato detto e pensato? Rispondiamo affermando che il disincanto non è l’assenza di criteri. Fare filosofia non è attività scriteriata. L’uomo non è un essere scriteriato e non vive nell’abisso della totale assenza di senso. L’uomo può pensare di vivere in un abisso insensato proprio perché vive immerso nel mare straripante di senso che il linguaggio gli dona assieme alla sua storia. Se così non fosse, non potrebbe concepire alcun pensiero. Può pensare che ciò che sente essere un male non lo sia solo perché già sa benissimo cosa è bene e cosa è male o quantomeno ne comprende il senso. E solo nello stesso orizzonte di senso può negarlo o metterlo in discussione. Allo stesso modo può dire e pensare che è vero ciò che è falso e dire e pensare che è giusto ciò che è sbagliato. Naturalmente l’uomo, non essendo un essere infallibile, può sbagliarsi o avere dei dubbi ed è proprio nel terreno dell’incertezza che spesso germoglia il seme dell’interrogare filosofico.
Una riflessione il più possibile accorta ed autonoma, che prenda coscienza e sveli i propri presupposti, che si snodi in argomentazioni coerenti o che tenti di render conto e ragione delle proprie incoerenze, rappresenta l’optimum dell’atteggiamento filosofico, in ogni tempo ed in ogni luogo. Questo può avvenire mostrando attenzione alle parole che si usano, al possibile contrasto rispetto ai propri vissuti, alla sensatezza del nostro dire e pensare. Tutte condizioni necessarie al fine della comprensione degli altri e, quindi, di se stessi. Comprensione degli altri e di stessi che rappresenta il cuore del dialogo consulenziale. La consulenza filosofica ha quindi lo scopo di favorire il senso critico, produrre disincanto, al fine di individuare l’oriente, cioè di orientarsi nel mondo, rintracciando i criteri logici, etici ed ontologici che permettano di interpretarlo. La qual cosa, è evidente, non può che giovare a chiunque.